Adagio
La criminalità invecchiata di una Roma decadente
Adagio è un film di Stefano Sollima, uscito nel 2023, con cui il regista conclude quella che viene definita «la trilogia della Roma criminale», iniziata con Romanzo criminale – La serie (2008-2010) e continuata con Suburra (il film, 20215).
Sollima torna, quindi, a raccontare una Roma feroce, spietata, ancora legata in qualche modo alla Banda della Magliana (che qui, però, ritroviamo vecchia e stanca), dirigendo un noir di tutto rispetto, in una capitale nel caos più totale a causa dei blackout e degli incendi che la stanno devastando.
Il vero nemico qui non sono i criminali propriamente detti, cioè non è la vecchia Banda della Magliana o la nuova guardia: qui i criminali sono al governo e nelle forze dell’ordine. È la corruzione, nemico primo e ultimo di qualsiasi storia italiana, troppo italiana.
In Adagio non c’è salvezza e persino i legami familiari vengono meno nel momento del bisogno. La trama, di per sé, non è particolarmente avvincente: Manuel, sedicenne, una sera si infiltra in una festa particolarmente allegra (stile Eyes Wide Shut), dove alcol e droga girano in notevole quantità: il suo compito è quello di immortalare un ministro lì presente per sfruttamento della prostituzione. Mentre filma, però, trova una telecamera nascosta; a quel punto tutto crolla, perché Manuel – sconvolto all’idea di essere stato filmato in atti di ogni sorta – scappa via. Chi lo ha costretto a svolgere questo incarico è Vasco, maresciallo dei ROS corrotto; di fronte alla fuga del giovane, va su tutte le furie e comincia a dargli la caccia. Manuel si rifugia da “Polniuman”, storico amico del suo padre adottivo “Daytona” e, come quest’ultimo, ex membro della banda della Magliana. La storia di Adagio è, quindi, la storia di una fuga e di un inseguimento. Non ci sono grandi colpi di scena né plot twist sconvolgenti: il baricentro di tutta la storia si gioca, di fatto, sull’immensità del comparto attoriale.
Pierfrancesco Favino, Tony Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini: sono tutti eroi (o anti-eroi) decaduti. Non è un caso che vengano rappresentati ormai come vecchi, afflitti o malati, in cerca di una pace che mai troveranno, ancorati a un passato che non può più tornare (come dimostrano le foto che ancora conservano con Califano o le canzoni che ascoltano, come Pazza idea di Patty Pravo).
Sono uomini al capolinea, uomini con i giorni contati, incapaci di aiutare Manuel, ricattato e perseguitato dalle forze dell’ordine. Se non bastasse l’interpretazione meravigliosa (come sempre) di Toni Servillo, ci sarebbe quella perfetta e calibratissima di Valerio Mastandrea e di Adriano Giannini; e se non bastassero nemmeno queste, ci sarebbe il gioiello recitativo assoluto e inarrivabile di Pierfrancesco Favino, che ancora una volta dimostra di essere un attore versatile, camaleontico, impeccabile (a parer mio, il miglior attore italiano della sua generazione, assieme ad Alessandro Borghi).
Sollima, in questo film, mette insieme azione e anima, cercando di alternare buio e luce, come sempre ha fatto (ricordiamo i suoi lavori precedenti per la tv, in particolar modo Suburra, Gomorra e ZeroZeroZero).
La ricerca della speranza nel caos di una Roma oscurata e incendiata è accompagnata dalle musiche dei Subsonica (che per questo film hanno anche vinto il David di Donatello).
In definitiva: film più che discreto, comparto attoriale surreale.