Si tratta di una serie britannica tratta dai romanzi “Le storie dei re sassoni”, scritti dal famosissimo Bernard Cornwell. The last Kingdom, composta da 5 stagioni per un totale di 46 episodi, è andata in onda dal 2015 al 2022 (adesso potete trovarla su Netflix).
La serie è ambientata sul finire del IX secolo dopo Cristo: l’Inghilterra – che ancora non esiste come compagine unitaria – è divisa in sette regni. Gli anglosassoni vengono attaccati ripetutamente dai vichinghi, che saccheggiano, depredano, uccidono, fanno razzie. L’unica vera roccaforte contro le invasioni dei danesi è il regno del Wessex, guidato da re Alfred.
Il protagonista di tutta la serie è Uhtred di Bebbanburg, figlio di un sassone ma rapito dai vichinghi danesi e addestrato come uno di loro. Uhtred nasce e cresce come uomo di mezzo: per metà sassone, per metà danese. Interpretato da Alexander Dreymon (attore e modello tedesco, classe 1983, che offre una splendida performance attoriale), Uhtred è un uomo diviso, un guerriero spezzato: in continua oscillazione tra un popolo e l’altro, si muove dentro la Storia come una biglia impazzita, una persona che viene sistematicamente amata e poi odiata da entrambi i popoli in lotta; Uhtred è il perno attorno al quale ruota tutta la trama, fatta di battaglie, violenza, intrighi di palazzo, tradimenti, amori, vendette.
Uhtred è lo spirito senza guida (il pagano senza Dio, lo chiameranno gli inglesi cristiani): mentre cerca di barcamenarsi tra le due fazioni in lotta, l’uomo-Uhtred cercherà di trovare la propria strada, il proprio posto in questo mondo in guerra, la propria felicità. E anche l’amore, perché no.
Devo ammettere che la serie mi ha rapito, perché ha tutto ciò che dovrebbe avere un prodotto di intrattenimento ispirato a fatti storici: conflitti interiori, personali ed extra-personali; guerre, scontri sanguinolenti e torture; amori; colpi di scena e cliffhanger abilmente piazzati. Insomma, una serie divertente, appassionante, feroce e intelligente.
Le aspirazioni di The last kingodm non sono quelle della fedeltà storica assoluta: anche se i romanzi sono molto accurati e c’è un’apprezzabile attenzione ai dettagli, è proprio Uhtred a essere un personaggio inventato (da Cornwell), ma si cala perfettamente nel contesto storico che si muove attorno a lui. Anzi, ne è quasi lo spirito eletto: lui, che non ha mai avuto un vero mentore né un proprio alveo di appartenenza, sembra essere sempre la soluzione ultima alla quale ricorrono gli inglesi, i danesi, i re, i generali, i comandanti, le mogli, gli amici, le amanti.
L’eccessiva celebrazione del personaggio è forse uno dei punti deboli della serie, che senza Uhtred non potrebbe sopravvivere. E forse, ammettiamolo, tra i punti critici vi è anche l’eccessiva lunghezza: nonostante la suspense quasi sempre elevata, si arriva alla fine della serie con un po’ di stanchezza; se anche le stagioni fossero state tre invece di cinque, The last kingdom ci avrebbe appassionato comunque (e senza la necessità di allungare oltremodo il brodo).
A ogni modo, ho seguito con interesse e passione questa serie, facendo anche le ore piccole, pur di vedere come sarebbe finito un episodio.
© Diego Di Dio, 2023