THE FLASH
MULTIVERSO E MACROVERSO
Premessa: io sono un finto appassionato di supereroi.
Finto perché tutto ciò che, nel supereroismo, è mainestream, mi piace poco.
Per intenderci, la Justice League non mi piace, e i film Marvel mi intrattengono appena, niente di più.
Le cose che amo dei supereroi riguardano linee narrative che niente hanno a che vedere con i supereroi. Sembra un paradosso, lo so, ma tant’è. Mi piacciono gli eroi in maschera quando sono altro da semplici eroi in maschera.
Per dire, tra i miei fumetti preferiti ci sono Arkham Asylum – più che un fumetto su Batman, è un trattato di filosofia e sociologia – o anche Il ritorno del cavaliere oscuro – che è un fumetto dai molti livelli di lettura, primo fra tutti quello politico.
Lo stesso dicasi per i film. Mi piace Batman Returns del 1992 (l’anti-film sui supereroi), la trilogia capolavoro del Cavaliere Oscuro, The Batman (film talmente cupo che risulta persino difficile distinguere i personaggi).
Insomma, mi piacciono le cose dark, ancestrali, psicologiche, oscure, ma anche epiche.
Spiderman mi piace nella saga del Clone (quando si scopre che, in realtà, il vero Peter Parker è un altro) e Superman mi piace quando, confessandosi a un prete, manifesta tutte le proprie debolezze umane, e si genera quindi una sorta di confronto tra questo Dio umano e il Dio divino.
Mi piacciono i Watchmen, perché sono così imperfetti e fragili che non hanno niente di supereroistico.
Mi piace Kick-Ass.
In definitiva, sono un finto seguace dei supereroi.
Per questo motivo, The Flash (Andy Muschietti, 2023) non può essere tra i miei film preferiti. Ma è un bel film. Lo ammetto: non mi è dispiaciuto.
1. Anzitutto, il ritorno di Bat-Keaton. Lo riconosco, questo è stato il motivo principale – forse l’unico – che mi ha portato al cinema a guardarlo appena uscito. Rivedere Michael Keaton indossare di nuovo il costume dopo oltre un trentennio è stata un’emozione fortissima, anche se siamo ben lontani dalle atmosfere dark di Tim Burton. Keaton, però, è ancora dannatamente perfetto come Batman, e la sua presenza scenica funge da traino per buona parte del film.
2. Ezra Miller (che interpreta Flash) ha fornito un’ottima prova attoriale, nonostante tutti i guai che lo accompagnano (o che si va a cercare) da qualche anno a questa parte.
3. Al netto di questo, nel film ci sono una serie di concetti – non facili, non scontati – sui quali vale la pena riflettere. Si parla di viaggi nel tempo, di paradossi temporali, di intersezioni inevitabili. Si parla di Multiverso, ognuno col proprio Superman, col proprio Batman, con i propri eroi e i propri villain.
Si parla di amore, soprattutto: la volontà di cambiare il passato per amore dei propri genitori.
Tutti questi concetti vengono inseriti in un film che ha due caratteristiche fondamentali:
1) È divertente, simpatico, ironico. Il primo tempo fa ridere parecchie volte (forse anche troppe).
2) È fracassone. Tante esplosioni, tanti effetti speciali. Sotto questo profilo, molti hanno criticato la CGI, improponibile per un film del 2023. Lascia molto perplessi pensare che un film ad alto budget come questo sia lacunoso proprio sulla credibilità degli effetti speciali, ma magari (anche) questo deriva dalla confusione e dalle vicende turbolente che hanno flagellato, dall’inizio alla fine, l’uscita (o la riuscita) di questo film.
La cosa che forse è sbagliata a monte è quella di prendere l’eroe più cupo della storia del cinema (il Batman di Tim Burton) e metterlo assieme a Flash, un ragazzino logorroico e simpatico, entrambi inseriti in un film sfavillante e rumoroso. Chiaramente, come già detto, Bat-Keaton perde il tono dark con il quale era stato concepito, ma dà comunque il suo contributo. Un apporto, credo, determinante: non ci fosse stato il vecchio Keaton, quanti (come me) non sarebbero andati a vedere il film?
Forse non lo sapremo mai, ma una mezza idea ce l’ho.
In ultima analisi, The Flash non è un capolavoro, ma considerando il livello medio di molte pellicole DC, questo film è sicuramente uno dei migliori.
Ultima cosa.
Il cameo finale. No.
Non vi perdonerò mai.
© Diego Di Dio, 2023