POVERE CREATURE!
Un Frankenstein al femminile che ci spiega l’essere umano
Povere creature! (Poor Things) è un film del 2023 diretto da Yorgos Lanthimos.
Candidato a una dozzina di premi Oscar e a sette Golden Globe, il film consente alla bravissima Emma Stone di portarsi a casa entrambi i riconoscimenti come attrice protagonista.
Il film è un lunghissimo percorso di crescita e trasformazione di Bella Baxter, baricentro attorno al quale ruota l’intera pellicola. Bella, infatti, non è altro che il frutto di un esperimento condotto dal medico Godwin Baxter, uno scienziato e chirurgo dal volto deturpato e dal corpo mutilato, anche lui oggetto, a sua volta, degli esperimenti del padre.
Uomo privo di scrupoli e di qualsiasi forma di limite morale, God (chiarissimo riferimento al Dio creatore) ha recuperato dal Tamigi il corpo di una donna suicida, incinta. Ha deciso, quindi, di impiantare il cervello del feto sopravvissuto dentro il corpo della donna, dando così origine a un nuovo essere, appunto Bella Baxter.
Avendo il cervello di un bambino, Bella all’inizio non è in grado né di esprimersi né di muoversi correttamente. L’incapacità iniziale di interpretare il mondo si sposa con il bianco e nero della pellicola, probabilmente riferito all’aspetto bidimensionale dell’anima di Bella, infante rinchiusa dentro un corpo adulto incapace di gestirsi o coordinarsi.
Con il trascorrere del tempo, però, Bella (proprio come un bambino) comincia a interagire con ciò che la circonda, finché non arriva, anche per lei, la fase dell’adolescenza, e la conseguente scoperta del sesso (prima con l’autoerotismo, poi col sesso di coppia).
Bella viene promessa in sposa al diligente assistente di God, ma la sua voglia di conoscere e indagare è una spinta irresistibile, quindi – deludendo le attese del genitore – decide di scappare con il donnaiolo avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo). La scoperta del sesso (i famosi «furiosi sobbalzi») va di pari passo con la scoperta del mondo: Bella è come una creatura ospite di un universo che le è estraneo e che, ai suoi occhi ingenui, appare magnifico e incontenibile.
L’acquisizione progressiva di una consapevolezza rassegnata, però, è una fase inevitabile di qualunque percorso di crescita; e Bella non impiega molto a capire che la nostra società sa essere iniqua, cattiva, spietata. Decide di regalare tutti i soldi dell’avvocato per aiutare i poveri (ignorando che quel denaro verrà spartito tra l’equipaggio della nave su cui si trova per una crociera), ma ancora una volta ignora le conseguenze del proprio operato: ridotti alla povertà, lei e Duncan non sanno come tirare a campare. Bella, quindi, decide di prostituirsi (ma di farlo a modo suo), bypassando ogni remora morale e ogni condanna sociale.
Il paradosso risiede nel fatto che l’avvocato, abituato a sentirsi desiderato e implorato dalle donne (è un dongiovanni collaudato), perde la testa per amore, fino a impazzire del tutto: Bella è la sua condanna, il suo amore impossibile, la donna-bambina che l’ha ridotto alla povertà e al contempo lo ha abituato a sfiancanti maratone sessuali.
Quando viene a conoscenza della malattia del padre, Bella decide di tornare a casa e di ricongiungersi, seppure provvisoriamente, col genitore e con il vecchio promesso sposo, Max McCandles. C’è una scena, in questa parte del film, che richiama esplicitamente la trinità cristiana: God (Dio) che abbraccia i suoi due figli, uno creato e l’altro adottato, in una sorta di fotogramma cristologico.
Povere Creature! è un film di mostri, una processione di metamorfosi e deformazioni: ogni personaggio si porta appresso la condanna di una mostruosità. God è il frutto degli esperimenti e dell’educazione inumana del padre; Bella è stata creata per un esperimento; ma mostruosi sono anche gli uomini che vorrebbero tenere Bella per sé, come un oggetto da possedere e da imprigionare. Tra questi, per esempio, il vecchio marito della donna suicida, che torna alla fine del film riconoscendo in Bella Baxter la sua vecchia sposa. L’uomo – autoritario, sadico e violento – vorrebbe non solo riprenderla con sé, ma anche mutilarla a livello genitale, per soffocare sia la sessualità dirompente della donna sia la sua voglia di scoprire il mondo. Scoperto questo intento, Bella si vendicherà contro di lui in un modo che sarà, al contempo, misericordioso e spietato. Neutralizzato l’uomo, Bella vi farà il suo primo esperimento (proprio come quelli che faceva il padre), impiantando nel suo cranio il cervello di una capra.
Bella Baxter, tornata alla tenuta paterna, deciderà di dedicarsi allo studio della medicina e della chirurgia, in parte prendendo le redini del retaggio paterno, in parte applicando la propria filosofia di vita, libertaria e amorale.
Più che un film sull’emancipazione femminile (argomento, per me, solo sfiorato), Povere Creature! è un film sull’emancipazione e basta, sul percorso di crescita e di trasformazione di un essere umano. Prendendo in prestito la mitologia creata da quel genio di Mary Shelley (Frankenstein), la pellicola è sì un canto di libertà e autodeterminazione (il sesso come espressione di sé e delle proprie scelte), ma è anche una fotografia disillusa e spietata; il finale non lascia molto spazio alla gioia, dato che Bella
Baxter si trova a condurre esattamente quegli stessi esperimenti del padre, in una sorta di eterno ritorno.
Bella Baxter non è solo una donna che si autodetermina e non è solo un’anima in pena che vorrebbe migliorare il mondo; Bella Baxter è anche uno spirito imprevedibile e poco empatico, spietato quando occorre. Di fronte alla follia dell’avvocato, impazzito per amore, rimane glaciale e indifferente; non ha alcuna esitazione nel vendere il proprio corpo per tirare a campare; e quando decide di vendicarsi del vecchio marito che la vorrebbe mutilare, appare falsamente clemente: non lo uccide, eppure lo trasforma in una capra (sarebbe stata meglio la morte); ha sempre condannato gli esperimenti e gli incroci genetici prodotti dal padre, scienziato pazzo e totalmente immorale, eppure non ha esitato un istante a condurre gli stessi esperimenti, in questo caso per un interesse non scientifico, ma esclusivamente personale.
Bella Baxter è il lato luminoso, ma anche la tenebra, di una persona che impara a conoscere il mondo. Il disprezzo iniziale si trasforma ben presto in accettazione e infine in scaltrezza. Quel mondo che lei odiava diviene presto il suo alveo protettivo, il suo conforto ultimo. La sua vendetta e la salvezza.
Film complesso e impegnativo, Povere creature! ha forse l’unico difetto di premere troppo sul pedale del sesso; cosa che, oltre un certo limite, rischia di snaturare il tema della storia, inducendo lo spettatore a travisare (legittimamente) il senso di questo arco di trasformazione. A tratti, Bella scopre se stessa anche attraverso la lettura (emancipazione culturale, quindi, oltre che sessuale), ma questa è solo una piccolissima parentesi dentro una pagina fitta di «furiosi sobbalzi».
© Diego Di Dio, 2024