Rambo
Vi capita mai di notare che una notizia assodata o un fatto notorio siano in realtà sbagliati?
Potremmo chiamarle bufale, ma il discorso è più ampio.
- Per esempio, quando pensiamo a Sherlock Holmes, è automatica la citazione: «Elementare, Watson!», solo che Conan Doyle non l’ha mai scritta. Non in questa forma, almeno. E Sherlock Holmes, in realtà, non l’ha mai detta.
- Pensiamo a Star Wars.
- Il meme più diffuso in rete è Darth Vader che dice: «Luke, io sono tuo padre!», ma anche questo è un errore acclarato. Vader, nell’Impero colpisce ancora, dice: «No. Io sono tuo padre». La citazione è ben diversa.
Perché sto citando questi errori notori per parlare di Rambo?
Be’, perché quando si cita “Rambo”, l’idea immediata che si fa spazio nella coscienza collettiva è quella di un super-soldato, muscoloso e sudato, con un mitra in mano e la faretra sulla schiena, pronto a sconfiggere da solo un intero esercito nemico, tra frasi pompose e pose plastiche.
Niente di più sbagliato.
Questo è ciò che Rambo è diventato nel tempo, ma non quello che era in origine.
All’inizio, infatti, John Rambo è il protagonista del romanzo “First Blood”, scritto da David Morrell e uscito nel 1972 (pubblicato in Italia, per la prima volta da Feltrinelli, nel 1973). Io ho letto la versione pubblicata da Nicola Pesce Editore nel 2015.
Chi è Rambo?
È un veterano della guerra del Vietnam, che sta facendo l’autostop nella contea di Madison (Kentucky). Intercettato dal capo della polizia Teasle e lasciato ai confini della città, Rambo ritorna, così Teasle lo arresta. La permanenza dentro la cella trasmetterà al soldato i tremendi flashback dei suoi giorni come prigioniero di guerra, così l’uomo – letteralmente impazzito – aggredisce i poliziotti, uccidendone uno con il rasoio. Fugge, ruba una moto e si nasconde nelle montagne vicine. Comincia così la caccia all’uomo.
Rambo è un soldato che si porta dietro le ferite della guerra; è un uomo solo che non trova spazio nel mondo civilizzato, una scheggia fuori controllo.
Il romanzo viene portato sullo schermo dieci anni dopo l’uscita del libro: il primo Rambo (1982) è un piccolo gioiello. Una storia credibile, triste e ben scritta, interpretata da uno Sylvester Stallone eccezionale. Rambo è una personalità fatta a pezzi, un ex guerriero affetto da gravissimi disturbi post-traumatici.
Alle fine cosa vuole Rambo?
Un abbraccio, un amico, un po’ di compagnia. Ecco perché ha scatenato una guerra contro un’intera città: perché si è sentito abbandonato dal proprio paese. Quel paese che ha difeso nonostante la prigionia, le torture, la paura.
Poi, come sappiamo, la saga cinematografica ha preso tutt’altra piega, rendendo Rambo un super-eroe imbattibile e fracassone, un suggello del macho americano senza paura e senza distonie.
ROMANZO vs FILM
- Nel libro, Rambo compie una strage, uccidendo quasi tutti i suoi inseguitori. Nel film è molto meno violento; non uccide quasi nessuno. La riduzione del coefficiente di violenza fu fortemente voluta da Stallone, che partecipò alla stesura della sceneggiatura definitiva.
- Le motivazioni dello sceriffo Teasle, nel romanzo, sono molto più approfondite: lo sceriffo ha problemi matrimoniali, ma non solo. È un reduce della Guerra in Corea, invidioso dell’attenzione che il mondo sta dando ai reduci del Vietnam. Nel film invece la sua antipatia verso Rambo è generica e stucchevole: Teasle vuole solo evitare che un altro vagabondo sporchi la sua città.
- La differenza più grossa è nel finale. Nel film, il colonnello Trautman convince Rambo ad arrendersi. Nel romanzo, invece, il soldato muore per mano dello stesso colonnello.
CLASSIFICA FILM
1. RAMBO, FIRST BLOOD (1982)
Il primo film rimane tuttora l’unico vero capolavoro di questa saga. Gioiello assoluto di denuncia sociale. Stallone è muto per quasi tutto il film: apre bocca solo durante il meraviglioso monologo finale. L’esplosione rabbiosa e muscolare di Rambo è credibile, intelligente, funzionale allo scopo.
2. RAMBO 2 – LA VENDETTA (1985)
Film fracassone e supereroistico, distante anni luce del primo. Eppure, nella sua follia hollywoodiana, mette in luce il tema dei prigionieri di guerra. Film onesto, senza pretese: vuole solo intrattenere, e lo fa bene.
3. JOHN RAMBO (2008) e LAST BLOOD (2019)
Per certi aspetti, il quinto è superiore al quarto. E a questo punto chiederei: “C’era davvero bisogno di fare un Rambo 4 e un Rambo 5?”). La cosa brutta di John Rambo sono le esplosioni di sangue digitale, che davvero stonano. Per il resto, film di guerra in parte non credibile, in parte apprezzabile. Finale intelligente col gancio al primo film (ritorno in Arizona).
Last Blood, invece, ha qualche spunto interessante, ma nel complesso delude. Gli spunti derivano dal nuovo scenario (un ranch), dal nuovo look (capelli corti) e da una nuova consapevolezza, quella di un eroe del Vietnam che, vecchio e malato (sindrome da stress post-traumatico), decide di ritirarsi a vita privata, decide di farsi coccolare finalmente da una famiglia sbilenca.
Ma una famiglia vera, Rambo non l’avrà mai.
Perché la sua terra è l’orrore, la sua casa è il sangue, la sua rabbia è incontrollabile.
Ricorda ancora gli amici del Vietnam, Rambo, e ricorda ancora le sparatorie, il sangue, il dolore e le morti di un mondo che è sempre in guerra, anche quando sembra in pace.
E allora viene richiamato a combattere, stavolta contro i messicani, e non per difendere se stesso o il proprio esercito, ma una ragazzina, rapita da alcuni farabutti che gestiscono un giro internazionale di prostituzione.
Stallone dà tutto, in questo film non all’altezza della sua interpretazione. E sa fare paura: quando si accanisce contro i nemici, i suoi occhi brillano di rabbia omicida.
La carneficina finale c’è tutta, ed è fatta anche discretamente bene (forse i tunnel scavati dal sociopatico reduce del Vietnam potevano essere usati meglio). Era quello che ci aspettavamo. Forse nell’ultimo atto, Sly esagera un po’ con lo splatter. Ma vederlo tirare con l’arco è uno spettacolo.
I dialoghi, va detto, sono scritti malissimo, al limite dell’imbarazzante. E degli attori non si salva nessuno, a parte Stallone. Recitano male, quasi tutti.
A livello introspettivo si poteva fare di più, si poteva dare di più. Il film poteva prendere, sì, allo stomaco, ma anche un po’ alla testa. Si poteva giocare meglio sulla psiche devastata di un soldato ormai al tramonto.
4. RAMBO III (1988)
Parossistico, surreale, imbarazzante. I dialoghi sono peggiori di Last Blood, e il pretesto per la battaglia fa ridere i polli. Si salva l’urlo testosteronico di Rambo quando, dentro un carro armato, va addosso a un elicottero, uscendone illeso.
Diego Di Dio, © 2021