Mercoledì a metà recensione serie tv

Mercoledi a metà…

Chi, come me, è nato negli anni Ottanta, sicuramente ricorderà il film “La famiglia Addams” (1991), bellissima trasposizione cinematografica delle vignette di Charles Addams (creatore dei personaggi della celebre famiglia).

Nonostante le altre produzioni (sia precedenti sia successive), il debutto cinematografico di Barry Sonnenfeld rimane, per me, una delle migliori opere mai realizzate sugli Addams. Una nota di merito a tutti gli interpreti, in particolare a Raúl Juliá (capace di portare sullo schermo un Gomez istrionico, energico, devastante e amabile) e a Christina Ricci (che interpreta una Mercoledì algida, macabra, spietata e sadica). E un applauso con inchino alla bellissima danza finale, la mamuska, durante la quale Gomez e Zio Fester (interpretato da un magnifico Christopher Lloyd) mettono su una coreografia divertente e simpatica.

Nel 2022, in collaborazione tra Netflix e la MGM Television, viene lanciata la serie “Mercoledì”. Stavolta, tra i produttori esecutivi, c’è anche Tim Burton (che tuttavia, a leggere i titoli di testa, non avrebbe collaborato alla sceneggiatura).
La serie, composta da 8 episodi, ci racconta della liceale Mercoledì Addams, una ragazza dal carattere particolare; sadica e asociale, ormai la conosciamo bene.
Morticia e Gomez, per salvarla dai guai scolastici, decidono di portarla alla Nevermore, un’accademia per “reietti”, per ragazzi strani, ambigui, esclusi, dotati di facoltà o poteri paranormali.
Il processo di ambientazione, per Mercoledì, all’inizio è ostico; ma, a poco a poco, la ragazzina riuscirà a farsi degli amici; non solo. Tra le parti di questa scuola gotica e misteriosa succedono cose strane ed eventi sospetti, che s’intrecciano in una trama gialla tutta da dipanare. E Mercoledì, mettendosi contro amici e nemici, riuscirà a sbrogliare la matassa.

Mercoledì a metà recensione serie tv

ELEMENTI POSITIVI
• L’architettura investigativa. L’impianto deduttivo è archetipico: abbiamo alcuni eventi da spiegare e una serie di possibili sospettati. L’indagine, condotta con metodi leciti e illeciti, ci consentirà di passare da un depistaggio all’altro, fino ad approdare al disvelamento conclusivo. Sotto questo profilo, la serie riproduce il modello della “detective story” e, tutto sommato, lo fa anche bene.
• Il trend di Tik Tok. Non so se sia un elemento positivo, ma questa cosa va segnalata perché fa sorridere. La danza che Mercoledì improvvisa durante il ballo scolastico diventa, ben presto, uno dei trend più diffusi dei social (da Tik Tok a Instagram). La base musicale, però, non è quella del film, bensì la versione remix di una canzone di Lady Gaga: “Bloody Mary”.

ELEMENTI NEGATIVI
• Il grande assente di questa serie, per me, è Tim Burton. L’autore ci ha abituati a guizzi magnifici, geniali, visionari; potrei ricordare, tra le sue opere migliori, l’eterno “Edward mani di forbice”, ma anche i bellissimi “Nightmare Before Christmas” e “La sposa cadavere”. La sua cifra stilistica è sempre stata inconfondibile, presente, forte. In “Mercoledì”, invece, c’è ben poco di Burton; la sua ispirazione, un po’ sotto tono, si limita a incanalare le energie verso il confezionamento di un prodotto pop, godibile da chiunque, gradevole quanto basta per accontentare il maggior numero di spettatori.
• Mercoledì. Partiamo dalla scelta dell’attrice, la bellissima Jenna Marie Ortega (21 anni mentre scrivo), forse un po’ troppo bella per portare sullo schermo questo personaggio. A ciò, peraltro, si sommano una serie di caratteristiche finalizzate alla celebrazione silenziosa dell’eroina: Mercoledì è bella, intelligente, coltissima; conosce le arti marziali, sa tirare di scherma, arriva alle deduzioni prima degli altri ed è anche una scrittrice saccente. Insomma, questa sommatoria di talenti e pregi finisce per oscurare quella che dovrebbe essere l’anima dark del personaggio. Si ha come l’impressione, a tratti, che Mercoledì sia divisa in due: di base abbiamo una ragazza pop, fighissima e perfettamente inserita nel contesto che lo ospita (la sua estraneità all’habitat è solo apparente); sulla superficie, invece, abbiamo la ragazza emarginata, sadica e scontrosa, fredda e inquitentante che conosciamo tutti.
Ma la ragazza che, alle origini del personaggio, dovrebbe essere l’emarginata tra gli emarginati, finisce per diventare l’eroina dark di bambine e adolescenti; da sfigata a figa nello spazio di qualche puntata, insomma. Il conformismo dell’anticonformismo ufficiale, direbbe Oriana Fallaci, cosa che per me rappresenta una forma di travisamento – facile facile – dello spirito del personaggio. Ma questa, come sempre, è solo l’opinione di chi scrive.

Al netto di quanto detto, consiglio sicuramente questa serie per trascorrere qualche ora di sano relax e intrattenimento a basse pretese.

© Diego Di Dio 2023

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