La caduta della casa degli usher - Recensione Serie Tv

LA CADUTA DELLA CASA DEGLI USHER

Capolavoro di Flanagan tra Edgar Allan Poe e Hill house

Premessa importante uno: adoro Mike Flanagan. Ho apprezzato quasi tutti i suoi lavori.
Premessa importante due: adoro Edgar Allan Poe. Non a caso, è il primo autore che insegno nei miei corsi di scrittura.
Da qui nasce la premessa importante tre: non potevo farmi scappare La caduta della casa degli Usher, serie tv ideata da Flanagan e ispirata ai racconti di Poe.

Cominciamo col dire che il coefficiente di difficoltà di questo progetto era altissimo: prendere otto racconti/poesie di Edgar Allan Poe (testi slegati tra loro), combinarli insieme farne un’unica serie, che avesse un inizio, uno svolgimento e una fine. E soprattutto un senso.
Possiamo dire che il progetto risulta perfettamente riuscito: La caduta della casa degli Usher è una serie thriller sovrannaturale che, sia nei titoli degli episodi sia nei richiami (palesi o nascosti), omaggia di continuo Edgar Allan Poe, e lo fa con il rispetto maniacale di un lettore accanito, di un estimatore, di un professionista. Poe è presente nei personaggi, nelle poesie meravigliose, nella fotografia, nelle idee, ma quelle che sono micro-storie fisiologicamente slegate tra loro trovano compiutezza in una trama articolata, complessa, che si disvela un pezzettino alla volta.
Flanagan, che ormai conosciamo bene, è il maestro della semina e del raccolto: indizi apparentemente inutili, dettagli ininfluenti vengono disseminati nel corso delle puntate, per poi detonare, tutti insieme, in una lunga puntata finale, dove ogni elemento trova il suo posto dentro il quadro generale.
La componente horror/sovrannaturale è la cornice aggiuntiva di una storia che, come sempre, trova il proprio baricentro nei personaggi. La sceneggiatura scava dentro il cuore di ognuno di essi, così come succedeva in Hill House (Leggi recensione) e Bly Manor (leggi recensione).
E stavolta gli eroi di questa storia al cardiopalma sono i fratelli Usher: Roderick e Madeline.
Il ricchissimo Roderick Usher, con il supporto e gli stimoli della sorella scaltra e calcolatrice, ha trascorso una vita di lusso, esagerazioni e affari: essendo CEO della Fortunato Pharmaceuticals, si è arricchito nei decenni grazie alla diffusione planetaria di un antidolorifico oppioide (il Ligodone, che ha ridotto all’assuefazione milioni di pazienti e ne ha uccisi altrettanti); ma tutto questo successo affonda le proprie ragioni in un accordo misterioso che, nella notte di Capodanno 1980, lui e la sorella hanno suggellato con una donna che lavorava al bancone di un bar. Un patto che nessuno dei due sembra ricordare bene.
Oggi Roderick vede, in brevissimo tempo, tutti i suoi figli morire, uno dopo l’altro, e allora capisce che forse è giunto il momento di pagare il conto, piuttosto salato. Solo a quel punto, poco prima che giunga la sua ora, decide di confessare tutto a C. Auguste Dupin, il procuratore che da decenni cerca di far condannare l’azienda degli Usher per tutte le morti che si portano sulla coscienza.

Bellissima la fotografia di questa serie, cupa e gotica, e ottime le interpretazioni degli attori; accanto al cast classico che Flanagan si porta appresso, quasi integralmente, da una serie all’altra, va menzionata una new entry davvero notevole: Mark Hamill (esatto, proprio il nostro Luke Skywalker), nella parte dell’avvocato Arthur Pym.
L’unica cosa che ho apprezzato meno è stata la virata finale verso lo splatter; avrei preferito un epilogo che si mantenesse sui toni struggenti e drammatici della puntata conclusiva. A parte questo, ho adorato questa serie, che ritengo una delle meglio riuscite di Flanagan.

La caduta della casa degli Usher è una monumentale storia gotica, disturbante e cupa, che racchiude in sé le migliori idee del maestro dei maestri dell’orrore, del terrore, il pioniere dell’horror moderno: quello in cui il male non proviene dall’esterno, ma nasce dagli anfratti più nascosti e bui dell’animo umano.

Classifica personale delle serie tv di Mike Flanagan