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Dio è nella pioggia

“V per vendetta”

Remember, remember the fifth of November…

IL FUMETTO

Impossibile, in questa giornata, non pensare a “V per vendetta”, il capolavoro di Alan Moore. Se dovessi stilare una classifica personale delle più grandi graphic novel della storia, piazzerei V al terzo-quarto posto; al primo metterei, senza alcun dubbio, “Watchmen”, sempre di Alan Moore).

La storia è ambientata in una Gran Bretagna distopica, soggiogata da un regime totalitario e liberticida. Mezzi di comunicazione controllati dal sistema mono-partitico, corpi di polizia segreta e violentissima, centri di detenzione e campi di concentramento. Insomma, il riferimento ai totalitarismi europei del XX secolo è palese. E anche a romanzi come “1984” di Orwell, ma non solo (sappiamo bene che ogni opera di Moore contiene una quantità incredibile di riferimenti letterari).

In questo contesto futuribile e dittatoriale, l’unico che sembra avere la forza per combattere è un individuo che si fa chiamare V: un individuo misterioso, un terrorista che indossa la maschera di Guy Fawkes e che sta per realizzare un piano finalizzato a ribaltare l’ordine imposto.

Uscita tra il 1982 e il 1985, “V per Vendetta” è una miserie capolavoro: sceneggiata da Moore e disegnata da David Lloyd, è stata portata sullo schermo nel 2006, per la regia di James McTeigue e la sceneggiatura delle sorelle Wachowski.

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IL FILM

1) V per Vendetta è l’ottima trasposizione del fumetto di Moore. Nonostante alcune critiche ricevute, trovo che la traduzione filmica sia di altissimo livello.

2) Alan Moore è il classico genio rompiballe: si è dissociato da questo film (dichiarandosi fortemente deluso), come si è dissociato da tutti i film tratti dai suoi fumetti. Fa un po’ “al lupo! Al lupo”: dopo la terza volta che si dissocia, non lo si ascolta più; ma dei suoi problemi, personali, umani e lavorativi, parleremo meglio in un post a lui dedicato.

3) V è, sì, un film politico, ambientato in un’Inghilterra futuribile e distopica, governata da un regime totalitario nazista e oppressivo; tuttavia, va detto che il terrorista mascherato di nome V non agisce né per giustizia sociale né per amore della libertà: agisce per vendetta personale. Punto.

Lui, infatti, è stato una delle cavie dei terribili esperimenti biologici condotti nei campi di concentramento; l’unico sopravvissuto, in effetti.

Agisce per vendicarsi: un po’ come Batman, quindi.

Nessuno dei due è un vero eroe né un vero supereroe.

V, come Batman, è un giustiziere, un vendicatore. Un (cavaliere) oscuro.

4) La maschera indossata da V riproduce il viso di Guy Fawkes, cospiratore che nel 1605 cercò di far saltare in aria il Parlamento inglese (la famosa “congiura delle polveri”). Questa maschera, nel tempo, è diventata simbolo di ribellione e afflato di libertà. Non a caso, viene utilizzata anche da Anonymous, l’organizzazione attivista e anonima che, a partire dal 2003, ha scagliato una serie di attacchi (informatici e non) celebri in tutto il mondo.

5) I personaggi della Casa di Carta non indossano la maschera di Guy Fawkes (qualcuno si è confuso, un po’ di tempo fa), ma la maschera di Salvador Dalí, celebre pittore e scultore spagnolo.

6) Il personaggio di V viene interpretato, sullo schermo, da Hugo Weaving (sì, quello che ha interpretato l’agente Smith in Matrix). Non a caso, la sceneggiatura di “V per Vendetta” è stata scritta dalle sorelle (allora fratelli) Wachowski.

In definitiva, c’è poco da dire.

Il film è molto bello, il fumetto è un capolavoro.

«Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere».

Diego Di Dio, © 2021

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