Come scrivere i dialoghi: 5 consigli
Ammettiamolo: non è facile scrivere buoni dialoghi.
Come editor e docente di scrittura, noto che i dialoghi spesso rappresentano un tasto dolente dell’aspirante autore medio; mi trovo a correggere, infatti, una serie di difetti che sembrano ripetersi da manoscritto a manoscritto.
È chiaro che sto parlando di media e non di tutti gli aspiranti autori: mi imbatto anche in autori talentuosi capaci di scrivere dialoghi avvincenti, brillanti e verosimili. Diciamo che quest’ultima, però, è una sorta di eccezione, dato che spesso noto una serie di errori ricorrenti.
Per esempio:
- I personaggi parlano in maniera meccanica, legnosa, inverosimile.
- I personaggi parlano tutti nello stesso modo (stessa sintassi, stesso registro), a tal punto che, in mancanza di didascalie o reggenti esterne, è anche difficile capire chi stia parlando.
- I personaggi parlano come l’autore, che mette in bocca a questi ultimi (non i loro pensieri, ma) i pensieri propri.
- I personaggi si perdono in dialoghi inutili, farraginosi, senza senso.
- I personaggi non parlano mai: è sempre l’autore a riassumere le loro parole mediante il discorso indiretto.
- I personaggi parlano solo: l’autore, quindi, abusando della “scansione diretta”, finisce per produrre un testo che assomiglia a una sceneggiatura cinematografica.
Potrei continuare.
Per questo motivo, ho pensato di riassumere in cinque punti essenziali alcuni suggerimenti da applicare in fase di stesura dialoghi. Spero possano esservi d’aiuto.
- Non scrivere dialoghi tutti uguali. Ogni personaggio, così come ogni persona reale, avrà il proprio modo di esprimersi, di parlare, di gesticolare; di usare intercalari e di muoversi dentro lo spazio; di imprecare, di gioire, di usare frasi ricorrenti. Ogni parlante deve esprimersi in maniera unica e riconoscibile.
- Il dialogo deve essere dinamico. Esiste, sì, la cosiddetta “scansione diretta” (botta e risposta, senza narrato e senza didascalie) ma può essere usato in casi particolari, per esempio in presenza di personaggi già noti o di particolari esigenze di ritmo. In generale, cerca di rendere dinamici i dialoghi, alternandoli a descrizioni, movimenti di scena e aggressione sensoriale al mondo del lettore; gesti, riflessioni e considerazioni del PdV portante (in una parola: show, don’t tell).
- Non infarcire i dialoghi di infodump, ossia di cascate informative scritte a mero beneficio del lettore. Se pensi che il lettore necessiti di acquisire determinate informazioni, non inserirle a forza dentro i dialoghi: finirai per costruire uno scambio di battute legnoso, non verosimile, prodotto a mero scopo informativo. Impara ad alternare bene dialoghi (credibili, verosimili, plausibili) e pensieri del PdV portante (che ti aiuteranno a fornire al lettore le dovute informazioni: focalizzazione interna).
- Scrivi dialoghi utili. I dialoghi possono (e devono) svolgere una serie di funzioni. Anzitutto, devono avere una funzione narrativa all’interno della trama (quindi devono far andare avanti la storia); in secondo luogo, possono/devono fornire informazioni al lettore sui parlanti, sugli eventi, su eventuali background (ma leggi punto 3); se un dialogo non svolge alcuna funzione servente nei confronti della storia, dei personaggi o della scena è, banalmente, un dialogo inutile. Ergo, non va scritto.
- Ogni personaggio deve esprimere, mediante i dialoghi, i pensieri propri, e non quelli dell’autore. Quando l’autore finirà per dare voce ai propri pensieri o alle proprie idee attraverso le parole di un personaggio, il lettore ne riceverà un’impressione straniante: si creerà una sorta di distacco tra la parola scritta e l’empatia del lettore (con abbassamento della sospensione dell’incredulità). Ogni personaggio deve avere idee proprie, pensieri propri, linee-guida personali (che si esprimeranno attraverso i dialoghi e le azioni); quanto più un autore saprà dare voce a quel personaggio (e non a se stesso), tanto più sarà stato bravo.