𝐒hut up and Train!
Spesso succede che i miei studenti, ma anche i nostri autori, guardando qualche libroide improbabile che diventa best-seller, esposto in bella vista in tutte le vetrine d’Italia, mi chiedano:
«Prof, ma perché ci affanniamo tanto? A cosa serve?»
«Studiamo scrittura, narratologia, tecniche narrative e poi arriva Fabrizio Corona che spacca la classifica dei libri più venduti. È demoralizzante.»
«Prof, qui noi facciamo corso base, corso avanzato I, corso avanzato II, impieghiamo anni di fatica e sudore e gavetta, e chissà mai se arriveremo da qualche parte, e poi spunta Giulia De Lellis che vende, in tre mesi, più di quanto noi venderemo forse in tutta la vita. A cosa serve faticare tanto, allora?»
Vi rispondo subito. E dividerò la risposta in cinque punti.
PUNTO I
Sì, è vero, ci sono libri imbarazzanti e inutili che scalano le classifiche, ma ciò non significa che tutti i libri più venduti siano cartaccia.
Ci sono autori best-seller che hanno talento, qualità, esperienza, idee, tecnica e stile. Potrei fare centinaia di nomi.
Quindi non cadete nel tranello facile libro di successo = libro mediocre.
Non è così.
PUNTO II
I libri mediocri che hanno successo rappresentano un’eccezione assoluta nel nostro mercato editoriale. Ogni anno abbiamo 60.000-80.000 libri pubblicati, ricordatevelo.
I libroidi da supermercato che sfondano le classifiche non fanno testo, perché rappresentano un caso unico in un panorama che va in direzione contraria; quindi no, non sono la regola.
PUNTO III
Ricordatevi che le case editrici sono aziende (piccole, medie o grandi) e, se un editore sa che un libro X di un personaggio famoso Y venderà tanto, allora lo pubblicherà. Forse lo farei anche io, per prendere un po’ di respiro dentro questo sistema asfittico e spesso deludente.
Gli incassi serviranno (anche, ma non solo) a finanziare libri pubblicati in perdita.
Non cadete nel tranello grande editore = libri mediocri, perché non è così.
Molte case editrici generaliste pubblicano sia libroidi improbabili di personaggi discutibili sia libri ricercatissimi, sillogi poetiche e testi argomentativi di nicchia. Si chiamano “politiche di collana”.
PUNTO IV
Ammesso che l’autore X del libro improbabile Y (es. Giulia De Lellis) abbia venduto così tanto (sì, è vero, dovremmo essere sulle 150.000 copie vendute), a voi cosa interessa?
Non toglie spazio a voi, non toglie lettori a voi. Non è colpa sua se il vostro manoscritto è stato rifiutato.
Dite che non è giusto? No, non lo è. Ma la vita non è giusta, e l’editoria non fa eccezione. Che scoperta. Non lo sapevate anche prima che il mondo non è un posto giusto? Da qui, l’importanza fondamentale del punto successivo, l’ultimo.
PUNTO V
Questo è l’errore che commettono in molti, quasi tutti, e non smetterò mai di ripetere quanto sia sbagliato e controproducente questo atteggiamento: guardare agli altri; criticare il successo altrui; polemizzare contro quell’autore o quell’altro editore; cercare un motivo di polemica in ogni premio e in ogni pubblicazione e in ogni caso editoriale.
Questo comportamento danneggia una sola persona: voi.
Il bersaglio delle vostre critiche non ne riceverà alcun danno, al massimo gli state facendo pubblicità; l’unico soggetto veramente danneggiato da questo atteggiamento siete voi, e sapete perché?
Perché queste polemiche vi distraggono dall’unica cosa giusta che dovreste fare: studiare, leggere, scrivere, crescere, migliorare.
Studiare, leggere, scrivere, crescere, migliorare: lo ripeto, casomai non si fosse capito.
Dovete mantenere il focus su voi stessi, sulla vostra crescita, sul vostro automiglioramento: vi garantisco che, se lavorerete sodo, i risultati arriveranno, prima o poi.
Non disperdete le vostre energie criticando Tizio o Caio, perché le vostre energie non sono infinite, così come non è infinito il vostro tempo: dovete ottimizzare.
Canalizzate tutto verso la vostra crescita autoriale, senza perdere tempo e risorse per condurre battaglie che non porteranno a nulla.
Shut up and train!